Statistiche Eurostat: in che posizione si trova effettivamente l’Italia rispetto agli altri paesi EU?

In un mondo dove ormai si tenta sempre piu’ spesso di rappresentare una realtà che tale non è, facendo comunicazioni e proclami sui media che non corrispondono a verità ecco che si rende necessario ricorrere sempre piu’ spesso alle fonti originarie. Per confutare le entusiastiche, quanto false, esternazioni del Presidente del Consiglio Gentiloni sul posizionamento dell’Italia in Europa sono state pubblicate tabelle e grafici tratti da Eurostat che dimostrano in modo inequivocabile come purtroppo il nostro paese continui ad essere il fanalino di coda dell’Unione Europea:

Proponiamo qui una tabella ed una serie di grafici che illustrano il posizionamento in vari ambiti sia economici che non, dell’Italia e degli altri 27 paesi membri dell’Unione Euopea.

 

Chi lo desiderasse puo’ leggere il documento integrale al link della copertina del rapporto regionale  edizione 2017 emesso da Eurostat nello scorso mese di settembre.

Nell’allocazione dei fondi per il periodo 2014-2020 l’Italia con 34,5 miliardi di Euro (di cui 23,5 per le regioni meno sviluppate)  è seconda solo alla Polonia con 77,6 miliardi di Euro (di cui 49,6 per le regioni meno sviluppate).

Sconfortante il dato concernente il numero di letti d’ospedale per abitante con distacchi di rilievo ad esempio rispetto a Francia e Germania ma anche alla maggior parte dei paesi dell’Est Europa.

Per quanto riguarda il tasso di impiego dei neolaureati nella fascia d’età 20-34 anni la mappa indica dei livelli minimi, riscontrabili in altri paesi EU-28 solo in Grecia ed in alcune regioni del sud della Spagna e della Francia, nonchè in Turchia al difuori dell’Unione.


Non molto diversa è la situazione del tasso d’impiego generale nella fascia d’età considerata (20-34 anni).

Il tasso migliora leggermente in varie regioni, con esclusione solo della Sicilia, per quanto concerne il tasso di impego nella fscia di età 55-64 anni.

Tutto sommato nella media il numero di ore settimanli lavorate, superiori comunque a quelle della maggior parte dei land della ricca Germania ed inferiori a quelle del Portogallo, della Grecia e di alcuni paesi dell’Est.

Di converso nella mappa che segue si nota come, in particolare nelle regioni del sud dell’Italia, analogamente a quanto avviene anche in Spagna e Grecia, i tassi di disoccupazione sono i piu’ elevati di tutta l’Europa.

Il PIL per abitante in termini di potere standard di acquisto, presenta le punte minime in coincidenza con tutte le regioni di cui sopra dove appaiono i tassi di disoccupazione piu’ elevati (campania, Calabria e Sicilia), cui se ne aggiungono altre (es. Basilicata, Puglia e Sardegna) e sempre in analogia con quanto riportato per Portogallo, Spagna e Grecia ed in questo caso anche per la quasi totalità dei paesi dlel’Est.

Sconfortante l’intensità della spesa per Ricerca e Sviluppo rapportata al PIL.

Se si eccettuano Portogallo, Grecia ed alcuni paesi dell’Est, l’Italia presenta una percentuale tra le piu’ basse in Europa per proporzione di soggetti che utilizzano regolarmente internet rispetto al totale della popolazione!

La stessa situazione si riflette nella mappa concernente la partecipazione ai social network di cui si parla sempre moltissimo ma che, viene qui dimostrato, ha ancora numeri comparabili solo ad altri paesi meno sviluppati economicamente. Nel complesso pero’ si nota come peggio dell’Italia si posizioni un paese come la Francia, che presenta dati simili a quelli delle regioni del nostro sud e della Grecia.

Piuttosto sconsolante anche constatare come le dimensioni economiche medie delle aziende agricole italiane siano, in particolare al sud in regioni come Puglia e Calabria e con l’evidente eccezione della Lombardia, ai livelli minimi tra i paesi dell’Europa dei 28 in compagnia di Portogallo, Spagna e Grecia.

Molto scarsa nel nostro paese anche la produzione di latte in tonnellate per chilometro quadrato, se si eccettuano le regioni del nord ed in particolare Lombardia ed Emilia Romagna, uniche a presentare valori massimi.

 

Gentiloni “dà i numeri” parlando dell’Italia in Europa

Il presidente del consiglio sostiene che “non siamo piu’ il fanalino dell’Europa”: non è che stia dando i  numeri? Occorre leggere approfonditamente le statistiche pubblicate da Eurostat per capire realmente come si posizioni l’Italia.

Lo scorso 3 novembre Eurostat ha pubblicato l’edizione 2/2017 che presenta in dettaglio i conti per gli anni 1995-2016 dei paesi facenti parte dell’Unione Europea, cui sono stati aggiunti anche extra-UE ma facenti parte dello SEE (Islanda, Norvegia e Svizzera). Il documento è suddiviso a livello di sintesi in due parti, la prima denominata E-28 comprende tutti i paesi attualmente aderenti, mentre la seconda E-19 si limita a riassumere i dati dei paesi che nell’ambito UE hanno adottato la moneta unica, l’Euro. E’ in questo ambito, decisamente piu’ omogeneo dal punto di vista finanziario, che è stata fatta un’analisi di una delle voci piu’ importanti di ogni singolo paese, ossia il deficit governativo in milioni di Euro inteso come differenza tra introiti (tasse, contributi sociali ecc.) e spese che per il 2016 assommano a 166 miliardi di Euro (219 nel 2015 e 260 nel 2014).

Il primo motivo per cui si debba guardare, per un raffronto finanziariamente omogeneo, ai soli 19 paesi della cosiddetta Eurozona (o Area Euro che dir si voglia) è perchè ovviamente a livello internazionale i restanti 9 paesi operando con la loro moneta nazionale anziché con quella unica dell’Unione Europea, subiscono effetti di cambio sia positivi che negativi ai fini della determinazione dei risultati interni cosi’ come avveniva per l’Italia e tutti gli altri paesi del gruppo E-19 prima dell’adozione dell’Euro; fatto salvo il riassunto E-28 poi che li comprende tutti, i dati in valori assoluti di detti altri paesi sono espressi unicamente in valuta nazionale e quindi l’unico eventuale raffronto, ancorché spurio per le motivazioni qui addotte, si potrebbe fare solo con l’analisi dei dati espressi in percentuale del PIL. Un motivo aggiuntivo risiede nel fatto che al difuori del gruppo E-19 l’unico paese di rilievo è il Regno Unito che non ha mai adottato l’Euro e con la Brexit non farà tra poco nemmeno piu’ parte della UE.

Come appare chiaramente dal grafico qui riprodotto l’Italia continua ad essere tra i paesi che in termini di deficit continua ad avere i livelli complessivi piu’ elevati, classificandosi nel 2016 al terzultimo posto su 19 paesi con 42 miliardi, seguito solo da Spagna con 50 e Francia ultima con ben 76 miliardi di Euro! In questa classifica la piu’ virtuosa risulta essere la Germania con un surplus di 25,6 miliardi.

In termini di deficit il nostro paese è riuscito a fare persino peggio della tanto vituperata Grecia che nel 2016……presenta addirittura un surplus di bilancio di 790 milioni di Euro! Questo paese nel 2014 aveva un deficit di 6,4 miliardi di Euro, saliti nel 2015 a ben 10 miliardi: come sono riusciti a raggiungere questo risultato? Se da un lato hanno incrementato gli introiti di circa 2,6 miliardi, nel contempo le spese sonono scese di 8,4 miliardi con un saldo positivo di 11 miliardi di Euro.  Nello stesso periodo l’Italia ha incrementato gli introiti di soli 800 milioni mentre le spese dal 2015 al 2016 sono rimaste sostanzialmente invariate, alla faccia del tanto decantato “spending review”……..la smettessero questi politicanti da strapazzo di usare inutilmente questi anglicismi e si dedicassero ad una effettiva riduzione delle spese il nostro paese andrebbe sicuramente meglio.

Nella tabella che segue tutti i numeri per il triennio 2014-2016 relativamente ai paesi dell’area Euro (E-19) dove è possibile notare che il nostro paese è rimasto sostanzialmente “inchiodato” tra il terzultimo e quartultimo posto, peggiorando addirittura il proprio risultato scendendo nel 2016 dal 16 posto del 2015 nuovamente al 17° su 19 paesi:

Ma ovviamente occorre anche effettuare una ponderazione per ciascun paese rispetto alla popolazione residente, andando ad individuare il deficit pro-capite e qui lo scuvolone è assolutamente evidente: se poi per Gentiloni scivolare dal nono posto del 2014 all’undicesimo nel 2015…..e al quindicesimo e terzultimo posto nel 2016 significa non essere piu’ fanalino di coda dei paesi europei probabilmente dovrebbe prendere qualche ripetizione di semplice aritmetica e, assieme al suo attuale ministro dell’economia e finanze Padoan, magari lasciar perdere per sempre il bilancio dello Stato!

Non parliamo poi del rapporto dell’indebitamento rispetto al PIL dove dopo di noi troviamo solo la Grecia mentre hanno fatto meglio di noi nel 2016 paesi come Bulgaria, Repubblica Ceca e persino la Romania che nell’immaginario collettivo italiano vengono sempre considerati piu’ poveri dell’Italia: forse lo saranno la media dei privati cittadini ma non certo lo stato. L’Italia presenta infatti per il 2016 un debito pubblico di 2.218 miliardi di Euro, con un peggioramento nel rapporto Debito/PIL dello 0,5% rispetto al 2015.

Government debt

In the EU-28, the government debt-to-GDP ratio decreased from 84.5 % at the end of 2015 to 83.2 % at the end of 2016, while in the EA-19 it fell from 89.9 % to 88.9 % (see Figure 2).

A total of 16 EU Member States reported a debt ratio above 60 % of GDP at the end of 2016: the highest of these was registered by Greece (180.8 %), followed by Italy (132.0 %), Portugal (130.1 %), Cyprus (107.1 %) and Belgium (105.7 %). The lowest ratios of government debt-to-GDP were recorded in Estonia (9.4 %), Luxembourg (20.8 %), Bulgaria (29.0 %), the Czech Republic (36.8 %), Romania (37.6 %) and Denmark (37.7 %). (fonte: Eurostat)

Auguriamoci che gli elettori Italiani non si lascino abbindolare da questi falsari che pur di essere rieletti e mantenere il potere non solo probabilmente hanno “taroccato” i numeri inviati all’Unione Europea ma con le loro falsità vanno addirittura oltre, volendo farci credere che le cose vadano addirittura meglio di come indicato nei bilanci da loro stessi predisposti, una vera vergogna!