I social network mettono in pericolo la libertà di espressione

Sempre con maggiore frequenza leggiamo di utenti di Facebook, Twitter ed altri social network i cui post vengono bloccati per contenuti che esprimono posizioni politiche con tutta probabilità non condivisi dagli amministratori di tali siti; spesso è l’utente stesso che viene fatto oggetto di blocco e quindi tutti i suoi scritti, le sue immagini non risultano piu’ accessibili ad amici e followers.

Si tratta di una vera e propria censura laddove i post oggetto di blocco non violano alcuna delle regole accettate dagli utenti al momento dell’apertura del loro account; cio’ risulta di tutta evidenza laddove troviamo post del medesimo tenore di quelli bloccati, ma pubblicati da coloro che hanno un’orientamento ideologico opposto! E’ chiaro come in questi casi il “censore”, che si nasconde dietro il rispetto della policy del social in questione,  altro non faccia che favorire la diffusione del pensiero di coloro che hanno idee conformi alle sue impedendo di converso di esprimersi a chi propugna una ideologia avversa.

E’ qui appena il caso di rammentare cosa preveda in proposito  la Costituzione Italiana cui anche le regole di entità private come quelle che gestiscono i vari siti social devono necessariamente uniformarsi:

Articolo 21

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Anche le norme europee all’art. 10 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Solo in paesi a regime totalitario si assiste in modo palese al blocco di internet, di specifici siti o social network, quale mezzo di diffusione di un pensiero contrario a quello governativo; interventi questi assolutamente inaccettabili in una nazione come l’Italia! Ci si trova qui di fronte ad una situazione paradossale dove i singoli oggetto di questo sopruso ben difficilmente si trovano nella possibilità di agire giudizialmente nei confronti di colossi internazionali, contro cui l’unica via di limitazione del potere di censura pare sia quella di una class action.

Non si puo’ per contro non essere d’accordo con la necessità di impedire la pubblicazione di messaggi volgari, oltraggiosi, che fomenti l’odio sociale e via dicendo. Ma è proprio dalla costatazione che taluni post che hanno tale contenuto vengano pacificamente pubblicati purchè si uniformino al “pensiero unico” chiaramente di matrice sinistrorsa che si ha la conferma che la censura sia parte di un piano preordinato di influenza ideologicamente orientata, posto in atto con tutti i mezzi mediatici disponibili per imbavagliare il pensiero di destra visto come pericolo per la tanto decantata quanto poco applicata democrazia.

Un esempio per tutti l’odioso tweet apparso sull’account ufficiale di @Unicef_Italia nel quale si dava degli “idioti” e “fascisti” a coloro che palesavano la loro contrarietà all’approvazione della legge sullo ius soli per l’attribuzione automatica della cittadinanza italiana ai nati da cittadini stranieri sul territorio italiano:

Poniamoci tutti una domanda: perché questo, come tanti altri post di contenuto similare e di chiaro orientamento politico, pur avedo contenuti decisamente offensivi non vengono bloccati?

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